di Andrea Cardinali, direttore generale di UNRAE
L’Italia, oltre a non raggiungere gli obiettivi molto ambiziosi del “Fit for 55”, sta rischiando anche di diventare un mercato di serie B e un bacino di autovetture usate fra i principali Paesi europei. Per evitare questi rischi è necessario intervenire con quelle misure che il settore continua a sollecitare: revisione dell’impianto fiscale per le auto aziendali in uso promiscuo, modulando detraibilità Iva e deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2, con una parallela riduzione del periodo di ammortamento a tre anni; riformulazione degli incentivi all’acquisto di autovetture a basse emissioni, innalzando i tetti di prezzo ed includendo tutte le persone giuridiche con bonus a importo pieno, destinando alle fasce 0-20 e 21-60 g/km i 272 milioni avanzati dai fondi 2022; pianificazione rapida per una riconversione industriale della filiera automotive e della componentistica.
In tema di riconversione, c’è il recentissimo monito della Corte dei Conti europea sul rischio per l’UE di restare indietro nella corsa per diventare una superpotenza mondiale delle batterie. Nel caso in cui la produzione dell’industria europea delle batterie non dovesse crescere come previsto, la stessa UE rischierebbe sia di mancare gli obiettivi di decarbonizzazione al 2035, sia di diventare dipendente da fornitori extra Ue. Ma, per il bene dell’industria automobilistica europea e della relativa manodopera, ci auguriamo che possano essere centrati i passaggi previsti dal piano d’azione strategico della Commissione europea nel 2018.
L’Italia sta arrivando ultima anche nella gara fra i Paesi membri per attrarre gli investimenti sulla filiera elettrica ed in particolare per la produzione di batterie e il loro assemblaggio nelle gigafactory: un successo in questo campo consentirebbe invece di neutralizzare il tanto paventato impatto economico ed occupazionale della transizione energetica.
Sul fronte delle infrastrutture di ricarica, dove il nostro Paese è molto indietro rispetto a major markets europei come Germania, Francia e Regno Unito, due anni dopo l’allocazione delle risorse prevista dal PNRR sono stati finalmente emanati i Decreti MASE e i bandi per la presentazione dei progetti per la realizzazione di stazioni di ricarica su strade urbane e superstrade. Auspichiamo che, sulla base dei progetti presentati, le aggiudicazioni e il rilascio delle autorizzazioni avvengano nel minor tempo possibile, e che l’entrata in servizio delle infrastrutture rientri effettivamente nei 12 mesi previsti dai bandi.
Attendiamo anche che il MIMIT emani al più presto le norme per l’acquisto e l’installazione di colonnine di ricarica da parte di privati e condomìni, senza dimenticare la necessità di intervenire su una politica infrastrutturale ad ampio raggio e di orizzonte lungo anche per il rifornimento di idrogeno, in linea con la nuova direttiva AFIR.
Il Governo, infine, convochi il tanto atteso Tavolo Automotive, per un confronto concreto con tutti i principali attori del settore: non ultima UNRAE, che rappresenta i 2/3 del mercato autoveicoli e il 60% degli acquirenti della componentistica italiana.