Il “Think Thank” sulla mobilità di Unipol: parola al n.1 Laterza

di Pierluigi Bonora

Matteo Laterza, amministratore delegato di UnipolSai, parla dell’impegno del colosso delle assicurazioni verso la mobilità e tutti i problemi che la riguardano, dalla sostenibilità alla sicurezza.

 

Il manager ha partecipato ai lavori del Think Thank “The Urban Mobility Council” promosso dallo stesso Gruppo Unipol e incentrato sull’evoluzione del mondo automotive, annessi e connessi.

Presidenza UE alla Spagna: ecco le priorità per il settore auto

di Sigrid De Vries, segretario generale di ACEA

Cambiamento nella leadership dell’UE. La Spagna, dall’1 luglio, ha la presidenza di turno dell’UE, appena tre settimane prima delle elezioni anticipate nel Paese. La Spagna ha ricoperto l’ultima presidenza dell’UE nel 2010, quando l’UE era impantanata in una delle sue più gravi crisi economiche. Tredici anni dopo, la Spagna ha ora la possibilità di lasciare il segno in un momento in cui le previsioni economiche per le industrie europee sono sempre più incerte. Ma il tempo sta per scadere, in fretta. La presidenza spagnola è l’ultima in cui le istituzioni dell’UE possono lavorare a pieno regime – la cosiddetta presidenza “d’oro” – e chiudere grossi fascicoli legislativi prima della fine del mandato della Commissione.

Una valanga di importanti fascicoli legislativi è destinata ad atterrare sulle spalle della Spagna in un momento in cui Stati Uniti e Cina stanno intensificando gli sforzi per attrarre investimenti dalle industrie più verdi e innovative, comprese le Case automobilistiche europee.

La proposta Euro 7, le nuove norme sulle emissioni di CO2 dei veicoli pesanti, la revisione della direttiva su pesi e dimensioni e le norme in scadenza sul commercio esente da dazi UE-Regno Unito incombono sulla presidenza spagnola. I produttori di automobili temono che i blocchi normativi possano far deragliare la trasformazione a emissioni zero del settore.

Anche l’ambiziosa proposta dell’UE per la revisione degli standard di CO2 per i veicoli pesanti dovrebbe cadere nelle mani della presidenza spagnola in una fase cruciale dei negoziati. Sebbene non ci siano dubbi sul fatto che i produttori di veicoli commerciali stiano aumentando la produzione di camion e autobus a emissioni zero – l’infrastruttura di ricarica e rifornimento, non la tecnologia e la disponibilità dei veicoli – è il problema. In effetti, c’è una quasi totale assenza di infrastrutture private e accessibili al pubblico per questi specifici tipi di veicoli letteralmente in tutti gli Stati membri.

La presidenza spagnola dell’UE deve ora cogliere l’opportunità di collegare la regolamentazione alle condizioni abilitanti. Per soddisfare l’ambizione fissata per e dai produttori di veicoli, i legislatori devono stabilire le giuste condizioni abilitanti, come misure di tariffazione del carbonio e incentivi per gli operatori per accelerare il rinnovo della flotta e affrontare enormi lacune infrastrutturali. A differenza delle autovetture, gli operatori del trasporto commerciale operano in un mercato B2B e investono in veicoli se possono utilizzarli in modo fluido e redditizio almeno quanto i camion diesel alimentati in modo convenzionale.

Questo compito ora ricade direttamente nelle mani dei decisori dell’UE e degli Stati membri. I veicoli sono disponibili e i produttori sono pronti a distribuirli. Ma francamente, raggiungere gli ambiziosi obiettivi del regolamento sul CO2 sarà impossibile senza le giuste condizioni abilitanti. Ecco perché ACEA sollecita la presidenza spagnola a garantire che gli obiettivi per i produttori di autocarri siano ben sincronizzati con le condizioni abilitanti. Devono essere attentamente monitorati con una solida “interruzione di emergenza” se le condizioni per il passaggio degli operatori rimangono limitate. La Spagna assume anche il timone dell’UE in un momento di grande incertezza per il commercio UE-Regno Unito.

Le attuali norme di origine previste dall’accordo commerciale e di cooperazione (TCA) scadranno entro la fine di quest’anno. Ciò significa che tutte le parti della batteria e parte del materiale critico della batteria devono essere prodotte nell’UE o nel Regno Unito per beneficiare del commercio esente da dazi dal 2024.

Sebbene siano stati effettuati massicci investimenti per sostenere una catena di fornitura di batterie europea, i produttori di automobili fanno ancora affidamento su celle di batterie o materiali importati dall’Asia. Di fronte all’inazione, la tariffa del 10% sui veicoli elettrici costerebbe 4,3 miliardi di euro nei prossimi tre anni, colpendo la produzione europea fino a 480.000 unità. Con i produttori cinesi che rappresentano già un terzo considerevole del mercato dei veicoli elettrici del Regno Unito, la mancata estensione del commercio esente da dazi emarginerebbe sempre più i produttori dell’UE nel loro più grande mercato di esportazione.

L’ACEA esorta la presidenza spagnola a dare priorità a questo problema prima che scada il tempo.Infine, i responsabili delle decisioni non dovrebbero trascurare la revisione del regolamento su pesi e dimensioni, che rientra anche nell’agenda fitta della presidenza spagnola. La revisione è destinata ad avere implicazioni di vasta portata per i nuovi veicoli elettrici a batteria e alimentati a idrogeno, dove le quote di peso aggiuntive e le disposizioni sul peso dell’assale adattate potrebbero aiutare a soddisfare i requisiti di spazio e peso del veicolo.

Per ACEA, la revisione è un’opportunità per la presidenza spagnola di semplificare la direttiva e garantire un’attuazione uniforme negli Stati membri. Inoltre, la mancata rimozione degli ostacoli previsti dalla direttiva rischia di ostacolare l’adozione da parte del mercato di autocarri e autobus a emissioni zero.

Gli eventi attuali impongono un controllo della realtà per garantire che le cose vadano bene quando si attua il Green Deal dell’UE. Le pressioni competitive di Stati Uniti, Cina e altri rappresentano un rischio esistenziale per l’industria automobilistica europea e qualsiasi proposta normativa deve tenerne conto. La Spagna ha l’opportunità di inviare un segnale forte a questi attori che l’UE è determinata a difendere le sue industrie e mantenere gli investimenti verdi in Europa. L’industria automobilistica è il più grande investitore in R&S in Europa, rappresentando quasi un terzo di tutta la spesa in R&S.

Come gli Stati Uniti e la Cina, l’UE deve ridefinire le priorità della competitività industriale per trasformare il Green Deal in realtà. Il nostro unico desiderio per la presidenza spagnola: stabilire le giuste condizioni abilitanti in modo che le Case automobilistiche possano offrire trasporti a emissioni zero entro il 2050.

Auto elettrica: cresce l’interesse, cala la propensione all’acquisto

Una nuova instant survey di Areté misura la reale propensione degli italiani per la mobilità elettrica: molti i benefici (ambientali ed economici) percepiti, ma costi ancora troppo alti. Gli italiani e l’auto elettrica, un rapporto sempre più contraddittorio. Cresce l’interesse per questa tecnologia, ma la disponibilità ad acquistarle non procede di pari passo, anzi diminuisce: i costi dei modelli disponibili sul mercato, complice anche l’incertezza economica, sono percepiti come ancora troppo elevati da gran parte degli italiani.

 

Sono queste le principali evidenze che emergono dalla nuova instant survey “La tua prossima auto, come sarà? condotta da Areté (azienda leader nella consulenza strategica) nel mese di giugno per indagare sul campo la reale propensione all’acquisto di nuove vetture da parte degli italiani. Lo studio arriva a quasi un anno di distanza da una simile precedente analisi e consente di mettere a confronto i dati emersi.

 

Il 74% degli intervistati dichiara di utilizzare l’auto per gli spostamenti abituali. Alla domanda “La tua prossima auto che alimentazione avrà?” la maggioranza relativa degli intervistati (il 41%) ha risposto indicando l’ibrido, seguito dall’elettrico (27% del totale e in calo di 11 punti percentuali, dal 38% dichiarato nel 2022) e poi da benzina (14%) e diesel (10%). Una dichiarazione di intenti che oggi non trova conforto nel mercato delle immatricolazioni dove l’elettrico è limitato ancora sotto il 4% e che si scontra poi con la capacità di spesa oggi insufficiente per i costi medi di queste vetture. L’incertezza economica spinge 2 italiani su 3 a ipotizzare l’acquisto del secondo bene più importante dopo la casa attraverso strumenti alternativi al pagamento con un’unica soluzione, come finanziamenti, noleggio a lungo termine e leasing. Tra coloro che in futuro si affideranno alle vetture alla spina il 30% ritiene di utilizzarla solo in città, il 61% anche per gli spostamenti extra-urbani.

 

Sono due le ragioni per cui l’elettrico sta diventando sempre più appealing, almeno nei desiderata degli italiani: in primis per l’impatto sull’ambiente, il 46% dichiara che lo sceglierà per la sua capacità di ridurre le emissioni allo scarico; il 40% lo farà per i risparmi che questa tecnologia consente in termini di manutenzione e di consumi. Che nel nostro Paese esista un forte interesse per gli e-vehicles è testimoniato anche dal fatto che 9 italiani su 10 si dichiarano interessati a provarli e testarli per qualche giorno.

 

Il principale freno all’acquisto resta però il costo di questi modelli che fatica ad incrociare la domanda. Oggi il 76% degli italiani ha a disposizione un budget inferiore ai 30mila euro da destinare alla nuova auto e questo preclude una fetta importante del mercato, decisamente sopra questa soglia. Guardando all’auto del prossimo futuro, proprio il rapporto qualità/prezzo è la caratteristica giudicata più importante dagli automobilisti (la indica il 27% del campione), seguita dalla sicurezza e dai consumi ridotti (13%) e dai costi di manutenzione contenuti (12%).

 

Interrogati su alcuni macro-trend della mobilità (elettrificazione – condivisione – guida autonoma – acquisti online), gli italiani vedono più vicina la diffusione massiva delle auto elettriche (il 63% ne è convinto), rispetto allo sviluppo della guida autonoma (il 58% dei rispondenti ci punta), agli acquisti senza recarsi in concessionaria (il 45% è convinto che presto saranno realtà) e all’abbandono della proprietà per la condivisione dell’auto (38%).

 

“I dati della nostra nuova instant survey”, sottolinea Massimo Ghenzer, presidente di Areté, “rivelano un interesse crescente per le auto elettriche nel nostro Paese che però stenta a trasformarsi in reale propensione all’acquisto che addirittura risulta in calo nel confronto con lo scorso anno. La tecnologia elettrica interessa gli italiani per le emissioni di CO2 azzerate e si aspettano risparmi nei consumi e nei costi di manutenzione, tuttavia il prezzo attuale delle elettriche lo rende un prodotto di nicchia”.