Mercedes-Benz Italia: pronta per i prossimi 50 anni

Mercedes-Benz festeggia i suoi primi cinquant’anni di attività ufficiale nel nostro Paese: una vera storia d’amore con la Penisola dove la Casa di Stoccarda ha venduto fino ad oggi oltre 2 milioni di unità, tra Cars e Vans. Un matrimonio di successo il cui “Il merito principale va alla grande azienda che abbiamo l’onore di rappresentare”, affermava Piero Boccanelli, presidente Mercedes-Benz Italia dal 1973 al 1981, “alla sua capacità di produrre auto di eccellenza, agli uomini che la dirigono, alla nostra volontà, il nostro continuo sforzo di anticipare le evoluzioni e i cambiamenti socioeconomici, la nostra costante determinazione nell’affermare e nel portare avanti i valori chiave del marchio Mercedes-Benz e la sua immagine”.

Cinquant’anni che sottolineano come l’industria automobilistica, più di altri settori, abbia colto i mutamenti sociali e lo sviluppo economico realizzando prodotti e soluzioni di mobilità in sintonia con la cultura, le esigenze e le aspettative di una società che nel corso degli anni ha completamente cambiato il proprio modo di muoversi e comunicare. Ne parla Eugenio Blasetti, responsabile ufficio stampa e relazioni istituzionali di Mercedes-Benz Italia.

Mercedes B250e: punta di diamante della Stella

di Roberta Pasero

B250e. La prima della classe è la nuova Mercedes-Benz Classe B, qui con motorizzazione plug-in hybrid. Un best seller che dal 2005 è preferita dalle lady al volante, forse perché è un mix di razionalità, eleganza e emozionalità.

Punta di diamante della luxury strategy del marchio stellato, é pronta a replicare il successo dello scorso anno quando si è confermata la Sport Tourer premium più venduta del segmento.

Città e aria malata: auto Euro 1 e 2 da sostituire

di Gilberto Pichetto, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

Nelle città è necessaria la limitazione della circolazione, ma d’altra parte deve andare avanti in modo altrettanto spedito la sostituzione dei veicoli, anche solo quella degli Euro 1 e 2 avrebbe significato enorme sul fronte ambientale se pensiamo che un Euro 2 inquina 28 volte un Euro 6. C’è, comunque, «un costo politico, economico e sociale da valutare.

Sono convinto che le città, soprattutto le metropoli, siano la frontiera del contrasto ai cambiamenti climatici. Ma sono anche i luoghi in cui più diretti e gravi sono gli effetti dell’inquinamento da idrocarburi. Se il 70% delle emissioni nocive viene dalle città, allora è proprio dalle città che bisogna cominciare ad affrontare in maniera sistematica ed energica il nodo dell’uscita dai combustibili fossili. Il ministro ha ricordato che oggi circa 50 milioni di italiani vivono nelle città su una popolazione che non raggiunge i 60 milioni.

Intervenire sulle città è, quindi, un tema cruciale che riguarda certamente le istituzioni pubbliche, responsabili degli orientamenti generali e delle regole in materia urbanistica, edilizia e di mobilità. Ma è anche è una sfida che si pone individualmente anche per i cittadini che non sono soggetti passivi della battaglia climatica, ma devono diventare soggetti attivi. Le scelte che ciascuno di noi fa per riscaldare la propria casa, per muoversi in città, per utilizzare l’energia, hanno una incidenza nel bilancio delle emissioni. Esiste, a questo punto, un doppio binario: quello istituzionale e quello, altrettanto importante, socio-culturale, che riguarda i nostri comportamenti individuali e collettivi.

Politica UE sulla mobilità: fallimento reale

di Salvatore Saladino, Country Manager di Dataforce Italia

Quanto messo in piedi dalle decisioni politiche della UE, tutto sta facendo tranne che conseguire gli obiettivi per i quali quelle decisioni sono state imposte: riduzione della CO2 e rinnovo del parco circolante. Il tutto con aumenti vertiginosi dei costi a spese del consumatore e nessun beneficio reale o percepito.

In uno scenario così assurdo, la performance migliore del mese di maggio, purtroppo, va alle autoimmatricolazioni, che crescono del 75%, con un balzo in avanti di oltre il 590% da parte delle Case, con davanti a tutte DR. Quella peggiore al canale dei privati, che viaggiano alla metà della crescita del mercato.

Codice stradale: ANCMA contesta la “stretta” alle bici

Confindustria ANCMA (Associazione Nazionale Ciclo Motociclo Accessori) esprime “forte preoccupazione” a seguito delle dichiarazioni sulla riforma del Codice della strada rilasciate dal ministro delle Infrastrutture e trasporti, Matteo Salvini, rispondendo a un question time alla Camera.

 

In un comunicato, l’associazione prende posizione contro la proposta di introdurre assicurazione, targa, casco e frecce obbligatori per le biciclette.

 

“Si tratta di misure che non vanno nella direzione di ottenere maggiore sicurezza, per la quale . si legge nel comunicato – serve un impegno strutturale ed educativo a tutela di chi utilizza la bicicletta, che è un utente debole della strada”.

 

“Abbiamo già avuto modo di inviare lo scorso marzo una lettera dettagliata al ministro competente, attraverso la quale – ha rimarcato il presidente di ANCMA Paolo Magri – non solo abbiamo sottolineato il valore del comparto ciclo, che in Italia genera un volume d’affari di oltre 3,2 miliardi di euro, ma abbiamo anche evidenziato che il nostro sarebbe l’unico Paese in Europa, dove tra l’altro l’utilizzo della bici è ampiamente più diffuso che in Italia, a introdurre questi obblighi”.

 

“Il nostro Paese – ha concluso Magri – ha un grande potenziale di attrattività cicloturistica, ha un mercato che cresce, è uno dei primi produttori di biciclette nell’Eurozona, esprime un tessuto imprenditoriale d’eccellenza fatto da oltre 250 piccole e medie imprese, per l’80% insediate fra Veneto, Lombardia e Piemonte. L’associazione è a disposizione del Governo in maniera costruttiva, ma per come è stata annunciata, questa riforma sembra oggi più contro la diffusione della bicicletta, che a favore di una maggiore sicurezza sulle strade: penalizzare la leadership della nostra industria sarebbe un autogol”.