L’auto in Europa: crollano le elettriche in Germania

i concessionari mostrano cautela

di Gian Primo Quagliano, presidente del Centro studi Promotor

Continua in gennaio la ripresa del mercato automobilistico dell’Europa Occidentale (UE+EFTA+UK). Le immatricolazioni hanno avuto un incremento del 10,7% rispetto allo stesso mese del 2022. Nei confronti di gennaio 2019, cioè dell’anno precedente la pandemia, si registra però un calo del 25,7%. Siamo quindi ancora molto lontani dal ritorno alla normalità, ma l’inversione di tendenza, delineatasinell’agosto scorso dopo tredici cali mensili consecutivi, sembra prendere corpo. La ragione di questa situazione è essenzialmente il miglioramento della disponibilità di auto nuove che era stata, e in parte lo è ancora, fortemente penalizzata dalla carenza di componenti e in particolare di microchip.

Pesa ancora però fortemente sul mercato dell’Europa Occidentale la debolezza della domanda legata alla pandemia e a tutti gli eventi negativi che l’hanno seguita: dalla guerra in Ucraina, alla crisi energetica, al ritorno dell’inflazione e alla crescita del costo del denaro, per citare soltanto i principali.

La migliorata situazione della disponibilità di prodotto sta influendo anche sul tipo di vetture che vengono immatricolate perché molte Case automobilistiche hanno privilegiato negli ultimi tempi auto elettriche e dintorni nell’attività produttiva a scapito delle auto ad alimentazione tradizionale che hanno, quindi, oggi maggiori difficoltà di fornitura rispetto alle elettriche. Questa situazione, tra l’altro, ha determinato a fine dicembre risultati molto positivi nelle immatricolazioni di auto elettriche in alcuni Paesi dell’area, ma in gennaio l’accelerazione dell’elettrico non trova riscontro in alcuni mercati.

In particolare, in Germania si nutrono preoccupazioni per le vendite di auto elettriche dovute anche al venir meno di sussidi statali. Anche in Italia la quota dell’elettrico in gennaio è in calo e tocca il 2,6% collocandosi al di sotto del livello dell’intero 2022 che era sceso al 3,7% dal 4,6% del 2021 e quindi su livelli decisamente bassi rispetto ad altri importanti mercati dell’Europa Occidentale in cui la quota dell’elettrico è ormai a due cifre.

Sempre con riferimento all’Italia, le previsioni per le auto elettriche restano improntate al pessimismo anche perché gli incentivi prenotabili dal 10 gennaio sulla piattaforma del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sono molto poco richiesti. E ciò emerge chiaramente dal fatto che alla data di ieri è ancora disponibile il 95,2% dello stanziamento per incentivi all’acquisto di auto con emissioni di CO2 da 0 a 20 grammi per chilometro e il 96,3% per quello di auto con emissioni di CO2 da 21 a 60 grammi per chilometro, mentre lo stanziamento per incentivi per auto con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi al chilometro si è esaurito il 7 febbraio.

Auto elettriche a parte, la situazione del mercato dell’auto nell’Europa Occidentale resta ancora decisamente difficile. La ripresina delle immatricolazioni in atto è indubbiamente positiva, ma il ritorno ai livelli ante-crisi non è certo a portata di mano nel 2023.

Kia: brand store a Roma con Enel X

di Luca Talotta

 

Kia Italia inaugura il primo brand store del marchio a Roma all’interno dell’Enel X Store di Corso di Francia 212, il più grande tra quelli inaugurati in Italia finora.

 

L’operazione rientra nell’insieme di tutte le attività strategiche che Kia Italia sta attuando per il riposizionamento del proprio brand e nella sua trasformazione da car maker tradizionale a “sustainable mobility solutions provider”.

 

La nostra intervista a Giuseppe Mazzara, Marketing Communication & CRM Director di Kia Italia.

 

Autodromo di Nazionale Monza: da FIA 3 stelle per meriti “green”

L’impegno a favore della sostenibilità ambientale che Autodromo Nazionale Monza porta avanti da anni con iniziative concrete e misurabili ha consentito al circuito di conquistare il prezioso riconoscimento “FIA 3 Star”, che la Federazione Internazionale dell’Automobile assegna agli operatori che garantiscono il rispetto dei più alti standard ambientali.

L’Autodromo Nazionale Monza è il più antico e prestigioso circuito al mondo e, rispetto a tutti gli altri autodromi, ha la caratteristica di essere situato all’interno di uno dei parchi cintati più grandi d’Europa. Per questo motivo, l’attenzione verso la tutela dell’ambiente e la conservazione del patrimonio naturale è per il Tempio della Velocità una priorità assoluta.

Dopo aver ottenuto nelle due precedenti edizioni del Campionato del Mondo Rally WRC, svolte nel 2020 e nel 2021, i due prestigiosi riconoscimenti “FIA 1 Star” e “FIA 2 Star”, grazie a specifici programmi e azioni a favore del parco e del verde, l’Autodromo brianzolo è stato dunque insignito di un nuovo importante award.

Oltre alle attività implementate durante le gare di motorsport, con il contributo delle Istituzioni del territorio e di Regione Lombardia, è con continuità svolto un vasto piano di salvaguardia ambientale a tutto tondo; tra le varie iniziative è rilevante ricordare i progetti di valorizzazione forestale, da un lato le azioni compensative alle perdite dovute a diversi fenomeni atmosferici e dall’altro per migliorare il polmone verde del parco a vantaggio dei visitatori.

A essere apprezzato è anche l’approccio inclusivo che Autodromo Nazionale Monza ha adottato per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale, ovvero educare e ingaggiare tutti i suoi stakeholder – dalle Istituzioni alla società civile e a tutti gli appassionati di motorsport che popolano le tribune in occasione degli eventi sportivi – per sensibilizzare sull’importanza di un’azione comune e partecipata, perché un piccolo gesto individuale può avere vantaggi enormi per tutta la collettività.

“Siamo orgogliosi di aver ottenuto questa importante certificazione che consideriamo non punto di arrivo ma stimolo a continuare sulla strada che abbiamo intrapreso. Viviamo l’impegno nella tutela dell’ambiente come un dovere non solo nei confronti della comunità per la quale operiamo da oltre 100 anni, ma anche per le generazioni future, che continueranno a sviluppare la passione per lo sport automobilistico, a godere delle sue positive ricadute economiche su tutto il territorio circostante e a fruire della bellezza di un Parco unico nel suo genere”, ha sottolineato Giuseppe Redaelli, presidente di Autodromo Nazionale Monza.

Stop UE al 2035: per Federauto decisione irrazionale

Effetto annunci: ci risiamo

Nell’ambito del pacchetto ‘Fitfor55’, è arrivata l’approvazione finale, da parte del Parlamento europeo, del divieto di vendita di autovetture e veicoli commerciali leggeri endotermici a partire dal 2035 all’interno dell’Unione Europea. Ora manca solo il passaggio formale in Consiglio europeo e la pubblicazione nella “Gazzetta Ufficiale” dell’Unione europea.

 

di Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto

Pur condividendo l’obiettivo di azzerare le emissioni dei veicoli restiamo convinti che l’arco temporale previsto e dunque un’interruzione così brusca della produzione e commercializzazione di veicoli a combustione interna metterà a rischio non solo la competitività delle imprese italiane ed europee in un settore strategico dell’economia ma soprattutto decine migliaia di posti di lavoro in tutta Europa, a vantaggio dei competitors internazionali, principalmente cinesi, i quali hanno anche la leadership tecnologica sulle batterie che alimentano i veicoli a zero emissioni”.

 

È evidente che l’abbandono del Diesel e della benzina in un così breve lasso di tempo non andrà a vantaggio né dell’industria, né delle imprese dell’indotto distributivo e di assistenza post-vendita dei veicoli, né dei consumatori italiani ed europei che già stanno sopportando un aumento dei prezzi consistente. Solo un approccio più graduale e pragmatico ma soprattutto meno ideologico, verso la “rivoluzione elettrica2, fondato su un mix di tecnologie neutrali consentirebbe di raggiungere l’obiettivo di decarbonizzazione dei trasporti su strada di merci e persone, in maniera sostenibile ed efficace.

 

L’auspicio è che l’individuazione nel 2025 della metodologia per valutare i dati sulle emissioni di CO2 lungo l’intero ciclo di vita di autovetture e commerciali leggeri e le successive valutazioni nel 2026 possano aprire gli occhi sull’assurdità di tale decisione, lasciando la porta aperta anche ai motori ibridi e ai biocarburanti.

 

 

Veicoli pesanti: obiettivi difficilmente praticabile

di Massimo Artusi, vicepresidente di Federauto con delega ai Trucks&Van

 

La netta presa di posizione della AECDR (Alleanza europea dei concessionari di veicoli), a cui Federauto appartiene, contribuendo ad elaborarne le posizioni, esprime tutta la preoccupazione della filiera distributiva per la proposta avanzata dalla Commissione europea di ridurre le emissioni dei veicoli pesanti del 90% entro il 2040. La posizione della Commissione continua, infatti, a puntare – anche per i veicoli pesanti – sull’alimentazione elettrica in nome di una lotta alle emissioni di climalteranti che la stessa Commissione vanifica, usando come criterio di valutazione le emissioni allo scarico (TTW) e non considerando in questo modo il danno ambientale procurato dalla produzione dell’energia elettrica impiegata dai veicoli, ignorando nel contempo il costo ambientale di produzione degli accumulatori.

 

Scaturisce da questo equivoco di partenza la sottovalutazione dei carburanti biologici ai quali la Commissione offre solo una timida apertura – mentre dovrebbe considerarli prioritari se l’obiettivo strategico è la decarbonizzazione – incentivandone l’impiego, sia con una adeguata politica di incentivazione, sia con un potenziamento massiccio e rapido della rete di distribuzione nel settore dei veicoli pesanti, per i quali l’alternativa elettrica è difficilmente praticabile. Va, infatti, considerata che una transizione troppo repentina è insostenibile sul piano socio-economico e che la soluzione dell’idrogeno “verde” è ancora lontana, sia sul piano tecnologico che dei costi.

 

Ignorare una realtà come questa – che è sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere – equivale al ricorso del placebo, ossia a usare una medicina aliena alla malattia in corso. Se, in fase di discussione, la proposta non sarà resa più realistica: in termini di responsabilità ambientale, il rischio è quello del totale fallimento della cura; in termini di sostenibilità sociale, è quello di certe operazioni chirurgiche in cui l’intervento è tecnicamente riuscito, ma il paziente è morto; in termini di responsabilità economica, è quello in cui la cura esiste ma nessuno possa permettersela.

 

Infine, l’accanimento della politica europea sul tema dei trasporti è del tutto inspiegabile alla luce degli stessi dati usati dalla Commissione, dalla cui lettura emerge che i veicoli commerciali HDV contribuiscono solo per il 12% alla produzione di GHG dell’intero settore trasporti, nonostante utilizzi un terzo delle risorse energetiche, e al 6% nel totale delle emissioni su scala europea.

 

Lo stop UE al 2035: da vivere anche come opportunità

Veicoli commerciali: il 2024 chiuderà ok, ma occorre la scossa degli incentivi

di Michele Crisci, presidente di UNRAE

 

L’effetto Cuba e la minaccia che tutto questo possa portare, come la disoccupazione e la chiusura di aziende, sono tutti effetti che possono diventare probabili se in questi 12 anni che ci separano dal 2035 non ci sarà un’agenda economica, politica e istituzionale che possa affrontare una riconversione dell’industria dell’automotive e della componentistica italiana.

 

Il 60% del fatturato della componentistica italiana è fatto verso le aziende europee, che hanno deciso di andare verso una transizione ambientale ben prima del 2030: allora bisogna chiedersi cosa farà questo 60% di fatturato, quando questi contratti saranno persi. Queste aziende vanno riconvertite. Perché questo avvenga con successo, bisogna che il mercato italiano si adegui a quelli che sono gli andamenti del mercato europeo, altrimenti tutta l’Europa si sposta verso le nuove tecnologie e l’Italia resta non solo fanalino di coda, ma addirittura retrocede.

 

Se non verrà messa in piedi un’agenda per gestire la transizione, penso che i posti di lavoro a rischio nel settore automotive sarebbero nell’ordine di qualche decina di migliaia. Dovranno essere convertiti in posti di lavoro diversi, creando posti di lavoro aggiuntivi. Si può fare: va gestito, va governato e deve essere vissuto come un’opportunità senza la quale sicuramente perderemo posti di lavoro, perché la decisione è già presa ed è già in atto. Rischiamo di diventare un Paese di serie B dal punto di vista dello sviluppo delle nuove tecnologie. Ci sono troppe limitazioni anche dal punto di vista del mercato, bisogna aprire alle nuove tecnologie.

Lo stop UE al 2035: controproposta del Governo italiano

Antonio Tajani, foto Instagram

di Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri
(dal TG1 del 15 febbraio 2023)

Io sono un grande sostenitore dell’auto elettrica, ma gli obiettivi ambiziosi vanno raggiunti sul serio, non solo sulla carta: ecco perché sullo stop a benzina e Diesel nel 2035, approvato dal Parlamento europeo, l’Italia avanzerà una sua controproposta: limitare la riduzione al 90%, dando la possibilità alle industrie di adeguarsi.

E’ un errore grave la decisione dell’Europa di mettere fine alla costruzione di motori non elettrici a partire dal 2035. La lotta al cambiamento climatico va fatta, ma richiede obiettivi raggiungibili.

Stop UE al 2035: cancellati secoli di eccellenza industriale

di Mario Verna, direttore generale di Queen Car

 

Tanta fretta perché la maggioranza con quel mix di ideologia e follia si assottiglia, così come le sinistre pseudo-ecologiste perdono consenso dovunque.
L’ultima votazione sull’auto con la spina sembra essere il canto del cigno di quella mentalità fintamente europeista e profondamente anti-europea. Perché la decisione presa non ha alcun fondamento scientifico e non porterà alcun beneficio realistico alla CO2 del pianeta ma, al contrario, cancellerà secoli di eccellenza industriale, innovazione, cultura e passione, oltre che, molto più praticamente, posti di lavoro e sviluppo.

Ma la cosa ancora più grave, quella davvero imperdonabile (per cui pagheranno un ulteriore pegno le forze politiche che l’hanno determinata) è la rottura del patto sociale legato all’accesso alla mobilità: l’auto, la libertà di muoversi, diventerà un lusso. Il popolo (i popoli), le persone, non sono protetti dalla furia iconoclasta dei grandi profeti della decrescita felice (per gli altri), dai grandi assi di interesse con porzioni di mondo a noi ostili, dalla logica perversa che costringerà l’Europa alla sudditanza.

Tanto è però, ne parleremo a lungo e chi ha sostenuto queste scelte se ne assumerà le responsabilità. I piani cambieranno, come le ultime elezioni dimostrano nei Governi nazionali e cambierà la direzione europea: più verso i popoli e meno verso la finanza. Accadrà presto, perché è già accaduto.

Pirelli e Università Milano-Bicocca: impegno su materiali e processi eco-frienfìdly

A oltre due decenni dalla nascita del CORIMAV (Consorzio per le Ricerche sui Materiali Avanzati), Università di Milano-Bicocca e Pirelli hanno firmato il prolungamento della collaborazione di altri 6 anni. A oggi, sono state finanziate e assegnate 55 borse di dottorato da parte del consorzio, una collaborazione nata con l’obiettivo di sviluppare tecnologie all’avanguardia nel campo dei materiali, di supportare attività di ricerca e di sperimentazione con finalità di brevettazione, oltre che promuovere iniziative di formazione e aggiornamento professionale di giovani ricercatori.

Un’attività congiunta che proseguirà finanziando 18 nuove borse di Dottorato per attività di ricerca rivolta a progetti focalizzati sulla sostenibilità, attraverso studi relativi a nuovi materiali ottenuti da fonte rinnovabile e nuovi materiali ottenuti da prodotti di scarto della filiera agricola-industriale, soluzioni innovative a minore impatto ambientale nel processo di produzione del pneumatico e degradabilità ambientale del pneumatico in ottica di economia circolare.

Dall’attività di ricerca del CORIMAV è nato, ad esempio, il brevetto che ha portato all’uso da parte di Pirelli della lignina nella produzione di pneumatici per bicicletta e a breve anche in alcune specifiche per auto. La lignina è un materiale naturale proveniente da biomasse di scarto e con intrinseche proprietà antiossidanti che, con opportune modifiche chimico-fisiche, permette di migliorare le proprietà meccaniche del pneumatico e consente di sostituire materiali di sintesi di origine fossile.

Un secondo esempio dell’attività di ricerca svolta dal CORIMAV è la brevettazione di nano-silicati (SmartNet Silica), ovvero di una particolare silice che usata in mescola permette di ottenere alte performance di grip e scorrevolezza su asciutto e bagnato. A questo si aggiunge il perfezionamento della resistenza meccanica del battistrada, che favorisce la protezione contro le forature e la vita utile della gomma, oltre che ottimizza la resistenza al rotolamento.

Il CORIMAV è stato inserito nel 2018 nel Rapporto finale della Commissione europea Study on Fostering Industrial Talents in Research at European Level che si concentra sulla promozione della mobilità intersettoriale (Ism, Inter-sectoral mobility) e riporta esempi di buone pratiche per ogni Paese dell’Unione. Un riconoscimento che testimonia l’attenzione delle istituzioni e dell’Unione europea per un percorso che riesce a trasformare i frutti della ricerca in prodotti di interesse commerciale con sempre maggior attenzione allo sviluppo e alla diffusione di soluzioni più rispettose dell’ambiente. Un processo virtuoso di scambio continuo di conoscenze tra ambito industriale e universitario, che porta al consolidamento di metodi di apprendimento e di sviluppo, con una valorizzazione dei percorsi di crescita dei giovani ricercatori che consente loro di avviare velocemente percorsi professionali nelle aziende, tra cui Pirelli.

Giovanna Iannantuoni, rettrice dell’Università di Milano-Bicocca: “Proseguiamo con piacere questa attività di collaborazione. Il ruolo della ricerca è decisivo per realizzare la transizione ecologica. Bicocca è all’avanguardia nella ricerca sui nuovi materiali e sul risparmio energetico, in un’ottica di sostenibilità intesa della sua accezione più ampia. Il rapporto con il mondo dell’impresa, poi, porta vantaggi concreti tanto alle Università quanto alle aziende, come dimostrano i risultati fin qui ottenuti grazie all’attività del Consorzio CORIMAV”.

Marco Tronchetti Provera, Executive Vice Chairman and Ceo di Pirelli: “Il Consorzio Pirelli-Università Bicocca testimonia quanto sia importante e virtuosa la collaborazione tra aziende e atenei, attraverso cui si innescano processi e metodologie per progredire verso una sempre maggiore sostenibilità ambientale. Uno scambio continuo di conoscenze volte alla formazione reciproca di ricercatori al fine di migliorare il prodotto e stimolare l’innovazione continua”.

Foto-Sede Pirelli (da ufficio stampa Pirelli)

Jaguar Land Rover: nasce l’Engineering Hub in Italia, pronti 50 nuovi occupati

di Luca Talotta

 

Nasce un nuovo polo ingegneristico di Jaguar Land Rover Italia, che avrà base a Bologna e darà lavoro a 50 nuovi ingegneri. Si chiama Engineering Hub e vuole rappresentare un ulteriore tassello nella strategia Jaguar Land Rover verso un futuro della mobilità fatto di design, sostenibilità e tecnologia. L’azienda ha dato appuntamento presso PHYD Hub a Milano, dove a fare gli onori di casa è stato Marco Santucci, ad di Jaguar Land Rover Italia: “Questo passaggio è un ulteriore tassello della strategia globale lanciata da Jaguar Land Rover – le sue parole – dal 2025 produrremo vetture solo elettriche, uno dei passaggi che ci accompagnerà al 2039, anno in cui intendiamo raggiungere il net zero”..

 

Un contesto che vede l’Engineering Hub italiano in prima fila: “Ci saranno 50 nuove assunzioni – prosegue Santucci – ed è vero che questa transizione ci porta a professionalità che domani non saranno richieste, ma è pure vero che ce ne saranno tantissime nuove; prima ce ne rendiamo conto e prima potremo strutturarci. L’Engineering Hub è uno dei primi segnali che lanciamo, inutile sviluppare tecnologie in Cina o in altri paesi; vogliamo far sì che l’Italia diventi un polo di eccellenza per lo sviluppo dei software per l’automotive». Da rimarcare anche la partnership con NVIDIA: «Ci crediamo tantissimo – sottolinea ancora Santucciuno degli errori in passato di noi case automobilistiche è stato il voler sviluppare in house; partnership di questo livello, invece, ci consentono di integrare le nostre esigenze con le competenze avanzate di un partner tecnologico”.

 

Cosa succederà nella sede dell’Engineering Hub di Bologna

 

Con la nascita di un Engineering Hub in Italia, Jaguar Land Rover intende avvalersi del know-how italiano per sviluppare servizi ed esperienze innovative nel campo dell’intelligenza artificiale (AI) ed essere leader nella guida autonoma di prossima generazione. In totale, saranno più di 150 i posti di lavoro che verranno attivati in Italia, Spagna e Germania, che si aggiungono ai 300 già assunti negli altri Paesi.

 

In chiusura, Ferruccio Vico, ADAS System Engineering Technical Discipline Lead & Site Manager, ha spiegato cosa succederà all’interno dell’Engineering Hub italiano: “I sistemi software dell’automobile oggi sono molto complessi e richiedono un numero elevato di risorse specializzate; e sono oltretutto sistemi sviluppati recentemente, è difficile trovare sul mercato risorse con esperienza. Per questo si è fatta la scelta di aprire la ricerca di professionalità con aree geografiche nuove rispetto alla tradizione di Jaguar Land Rover. Come lavoreranno? Ogni hub avrà un team di persone distribuito nel Paese, non in una sede specifica, perché l’attività si svolgerà in remoto. L’Hub fisico sarà solo il centro di aggregazione, la sede di Bologna servirà come quartier generale per ritrovarsi. Lavoreranno tutti in maniera integrata tra di loro, ognuno con le proprie competenze, con l’obiettivo di sviluppare software specifici”.

Lo stop UE al 2035: “effetto Cuba” in vista, auto elettriche per pochi

di Maurizio Marchesini, vicepresidente di Confindustria per filiere e medie imprese
(da “Zapping” di Radio Uno)

La decisione del Parlamento Europeo di vietare la vendita di nuove auto a motore endotermico dal 2035 «potrebbe avere in Italia un “effetto Cuba”. La gente non potrà comprare le auto elettriche perché troppo costose, e continuerà a girare con auto sempre più vecchie.

La decisione dell’Europarlamento è stata presa su impulso ideologico, senza calcolare gli impatti ecologici, economici e sociali. Non sono stati fissati solo gli obiettivi, ma anche il modo per arrivarci, cioè l’elettrico. Questo provocherà danni in Italia. I sindacati calcolano 70.000 posti di lavoro a rischio, che diventeranno il doppio sull’intera filiera. Solo parzialmente compensati dai nuovi addetti nell’elettrico, che impiega molte meno persone.

Sull’auto elettrica l’Italia è particolarmente indietro perché la sua industria è specializzata sui motori endotermici, il Paese è in ritardo sull’infrastruttura di ricarica, e sono poche le auto elettriche circolanti. Ma in questa vicenda, l’Italia paga le scelte fatte dai tedeschi dopo il Dieselgate, quando l’automotive germanico, sull’onda dello scandalo dei test truccati, decise in blocco di abbandonare l’endotermico e passare all’elettrico.

Ll’industria italiana non fa una battaglia di retroguardia, la transizione va fatta e può essere un buon affare. Si chiede all’Europa la neutralità tecnologica: va bene l’obiettivo, ma anche con altri mezzi, come i biocarburanti o l’idrogeno. E poi bisogna cominciare a incentivare pesantemente la transizione, che costerà molto.