Milano, ACI, M5: treno speciale per i 100 anni dell’Autodromo di Monza

Foto: il presidente di ACI Milano, Geronimo La Russa

Il viaggio lungo cent’anni dell’Autodromo Nazionale Monza a bordo della linea 5 della Metropolitana, quella che un giorno collegherà Milano al capoluogo brianzolo. L’ iniziativa di ACI Milano e M5 è stata presentata con l’allestimento grafico a 360 gradi di un convoglio partito della banchina della Stazione Bignami per festeggiare il centenario del Tempio della Velocità voluto, progettato e costruito proprio dall’Automobile Club Milano nel 1922. Per un mese i colori dell’Autodromo “vestiranno” un treno della lilla e la fermata Bignami.

Alla conferenza stampa, con il presidente di ACI Milano, Geronimo La Russa, e l’amministratore delegato di Metro 5, Serafino Lo Piano, sono intervenuti l’assessore alle Infrastrutture Trasporti e Mobilità sostenibile di Regione Lombardia, Claudia Terzi, l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, Marco Granelli, l’assessore all’Ambiente Energia e Mobilità, Giada Turato, del Comune di Monza e il presidente dell’Autodromo Nazionale Monza, Giuseppe Redaelli.

“Con questa iniziativa vogliamo sottolineare il nostro ruolo istituzionale di soggetto promotore dello sport automobilistico, ma anche delle più diverse ed avanzate forme di mobilità, sottoscrivendo una collaborazione con M5, la linea di metropolitana leggera e completamente automatizzata il cui ampliamento consentirà di collegare, nel prossimo futuro, importanti aree della città di Monza – e l’Autodromo – alla città di Milano”, ha affermato Geronimo La Russa, presidente di Automobile Club Milano.

“Sono convinto che tutti i soggetti a vario titolo coinvolti dal tema della mobilità urbana e locale abbiano il compito di avanzare proposte innovative e tecnologicamente avanzate per coniugare nel migliore dei modi le esigenze di mobilità dei cittadini, l’autonomia individuale, il rispetto dell’ambiente e la programmazione dei flussi”, ha concluso La Russa, secondo cui “il prolungamento della lilla consentirà di incrementare ulteriormente la fruibilità di un impianto che rappresenta la storia e il futuro del Motorsport nazionale e internazionale”.   

“Abbiamo stretto con entusiasmo questa nuova collaborazione con Automobile Club Milano in occasione dei cento anni dell’Autodromo di Monza”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Metro 5 Serafino Lo Piano, “Metro 5 ha nel proprio DNA l’attenzione per tutto ciò che rappresenta il movimento, la dinamica e l’energia, concetti che lo sport valorizza al massimo. Per noi è motivo di orgoglio puntare alle eccellenze del territorio e sostenere lo sport, che ha anche un ruolo da protagonista nel turismo del nostro Paese”.

“Il centenario dell’Autodromo”, ha evidenziato l’assessore alle Infrastrutture Trasporti e Mobilità sostenibile di Regione Lombardia Claudia Terzi, “è l’occasione per sottolineare il valore di questa eccellenza lombarda. In quest’ottica il prolungamento della M5 da Bignami fino a Monza realizzerà una nuova “strada” dello sport, un progetto importante per il quale Regione Lombardia ha stanziato circa 283 milioni di euro. Una grande attenzione per il territorio da parte di Regione che attraverso il Piano Lombardia ha previsto ulteriori 20 milioni per la compatibilizzazione dell’intervento della M5 con i principali nodi di interscambio tra la stazione FS, l’autostazione bus e il Polo istituzionale di Monza. L’obiettivo è agevolare la mobilità nel segno dell’intermodalità ferro-gomma e del trasporto sostenibile”.

“Mi piace molto che vi sia un segno tangibile del legame tra la metropolitana Lilla e l’Autodromo di Monza nell’anno del suo centenario”, ha sottolineato l’assessore alla Sicurezza del Comune di Milano Marco Granelli. “Con la realizzazione del prolungamento della M5 sarà possibile andare all’Autodromo con il trasporto pubblico, un obiettivo importante sul quale stiamo lavorando per continuare sul filo della modernità e dell’innovazione che da sempre lo stesso Autodromo rappresenta”.

“La nostra città si sta preparando a vivere l’atmosfera di festa del Gran Premio e a celebrare il traguardo prestigioso del centenario dell’Autodromo”, ha aggiunto Giada Turato, assessore alla Mobilità del Comune di Monza. “In questo contesto è fondamentale confermare l’impegno nel promuovere forme di mobilità sempre più innovative, capaci di offrire occasioni di mobilità e trasporto sempre più sostenibili. Va in questa direzione il progetto di prolungamento di MM5 fino a Monza che, con le sue sette fermate cittadine – di cui una proprio alle porte del Parco . segnerà la svolta nell’offerta di trasporto pubblico con mezzi di ultimissima generazione”.

In conclusione il presidente dell’Autodromo Nazionale Monza, Giuseppe Redaelli, ha sottolineato come “la scelta di personalizzare uno dei treni della linea M5 in occasione del centenario dell’Autodromo Nazionale Monza ci permetta di comunicare quanto sia importante che il circuito sia collegato al capoluogo. Il Tempio della Velocità è uno dei punti di maggiore interesse di Monza e l’arrivo del pubblico sarà facilitato con il prolungamento della linea. Le fermate intermedie potranno diventare i luoghi di una sorta di Fuorisalone per ogni evento ospitato dall’Autodromo, offrendo un’esperienza aggiuntiva al weekend di gara”.

Tecnologia: a Barcellona l’oscar Carglass

Barcellona ha ospitato il “Best of Belron”, l’evento biennale che si tiene da oltre 20 anni a questa parte. Essendo il Gruppo Belron proprietario del marchio Carglass, non è sorprendente scoprire che le prove di abilità e competenza affrontate dai 28 tecnici in gara, hanno compreso la sostituzione dei vetri danneggiati, dal parabrezza, al vetro laterale fino al lunotto posteriore.

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PwC e la e-mobility: più domanda, ma mancano le colonnine

Cresce l’interesse verso la mobilità elettrica secondo la 3a edizione dello studio “eReadiness” di PwC Strategy&, che ha indagato intenzioni e comportamenti di acquisto di oltre 4,600 consumatori patentati in 7 paesi Europei: Italia, Francia, Germania, Norvegia, Regno Unito, Spagna e Svizzera. In Italia circa il 65% degli intervistati si dichiara interessato ad acquistare una vettura ibrida plug-in (PHEV) o completamente elettrica (BEV) nei prossimi 2 anni.

“Rispetto allo scorso anno, cresce l’interesse verso l’e-mobility da parte dei consumatori definiti Pragmatic, ovvero coloro che dimostrano un approccio pratico nei confronti delle proprie scelte di vita e di mobilità, cercando il miglior rapporto qualità-prezzo e combinando gli spostamenti in auto con le soluzioni di mobilità condivisa. L’interesse crescente verso l’e-mobility da parte di questi consumatori, che rappresentano circa il 30% della domanda complessiva, evidenzia come il mercato dell’e-mobility stia crescendo anche in quelle fasce della popolazione più tradizionali e meno propense all’innovazione”, spiega Francesco Papi, Partner di Strategy& e Automotive leader di PwC Italia. “L’età media e il reddito dei proprietari di vetture elettriche si sono leggermente abbassati, a testimonianza del fatto che il business dell’e-mobility sta progressivamente assumendo i connotati di un mercato di massa”.

I minori costi di utilizzo, la riduzione dell’impatto ambientale e la possibilità di ricaricare la vettura a casa, sono le principali ragioni a trainare la domanda. Il report:  completo: https://www.strategyand.pwc.com/it/en/industries/automotive/ereadiness-study.html

 

Brembo Hackathon: l’energia dell’innovazione

Il primo Brembo Hackathon ha visto con orgoglio una forte presenza della GEN Z proveniente da oltre 13 Paesi in tutto il mondo

L’energia, l’impegno e l’emozione erano al di sopra delle aspettative. Hackathon è solo una delle tante attività che Brembo sta portando avanti in linea con la sua missione di “diventare Solution Provider”, volta a fornire soluzioni innovative per un’esperienza di guida unica.

Noleggio auto: occhio ai costi nascosti

L’estate 2022 si conferma come una delle stagioni più impegnative per i viaggi. Con così tanti italiani che tornano a viaggiare post-Covid, noleggiare un’auto offre una maggiore flessibilità all’estero. Ma per aiutare a evitare costi nascosti e brutte sorprese Compare the Market fornisce 5 utili consigli.

 

1. Assicurazione

 

L’assicurazione di base è solitamente inclusa quando si noleggia un’auto all’estero.  Ma spesso viene fornita con una franchigia importante, a volte vicina a 2.000 euro, da pagare se l’auto viene danneggiata o rubata. Quando si ritira l’auto, si avrà la possibilità di stipulare una “Kasko” che riduce la franchigia da pagare se qualcosa dovesse andare storto e ci fosse bisogno di presentare un reclamo.

 

2. Carburante

 

La maggior parte dei fornitori ha una politica full-to-full, il che significa che consegneranno l’auto con un serbatoio pieno di carburante e si aspettano che si restituisca l’auto con la stessa quantità nel serbatoio. Qualora non dovesse succedere, ci sarà un costo aggiuntivo in quanto la compagnia dovrà rifornire l’auto da sola.

 

3. Ritardo

 

Il contratto sarà per un numero fisso di giorni, spesso a una tariffa giornaliera o settimanale. Se si restituisce l’auto in ritardo, indipendentemente dalle circostanze, potrebbe essere addebitata una tariffa prestabilita. La maggior parte dei noleggi funziona in periodi di 24 ore, quindi se l’accordo inizia alle 11 del giorno del ritiro, l’auto spesso deve essere restituita entro le 11 del giorno concordato. Se per caso si riportasse l’auto nel pomeriggio, probabilmente verrà addebitato un giorno intero in più.

 

4. Età

 

I conducenti più giovani e più anziani potrebbero dover sostenere costi aggiuntivi o commissioni più elevate a causa della loro età, in quanto sono considerati un rischio più elevato al volante. Vale la pena confrontare diversi fornitori e controllare i termini e le condizioni prima di firmare.

 

5. Amministratore

 

Le società di autonoleggio spesso addebiteranno spese amministrative se devono affrontare eventuali problemi derivanti dal noleggio, come multe per eccesso di velocità o parcheggio, riparazioni di danni o pulizia dell’auto una volta restituita.

Stati Uniti: altri 36 miliardi per la svolta elettrica

“Inflation Reduction Act” è il piano da 369 miliardi di dollari approvato dal Senato Usa che contiene diverse misure per agevolare la transizione energetica, concentrandosi in particolare sul settore automobilistico. Le vendite di veicoli elettrici, infatti, vanno aumentando notevolmente e di recente hanno raggiunto picchi record, secondo l’azienda statunitense Cox Automotive.

Dal 2019 la General Motors ha venduto 70.000 veicoli plug-in. L’azienda Tesla, i cui prodotti sono più costosi, ha raggiunto un ritmo annuale di quasi un milione di auto vendute in tutto il mondo. Vanno inoltre accumulandosi ordinativi per le versioni elettriche dell’Hummer della Gm, del minivan Volkswagen e per la Mustang della Ford, tra gli altri.

Nonostante questo business ”robusto”, si legge sul quotidiano “Washington Post”, il piano approvato dal Senato inietterà 36 miliardi di dollari per incentivare l’acquisto di auto elettriche nei prossimi dieci anni. Secondo economisti ed esperti di clima sarà un potente strumento per ridurre le emissioni, eppure ci sono diversi altri elementi da tenere in considerazione, dall’approvvigionamento di minerali rari, ai semiconduttori, le batterie e i finanziamenti.

I consumatori americani potranno richiedere il credito da 7.500 dollari per un motore totalmente elettrico se i produttori sostituiranno le batterie cinesi entro il 2024 e i minerali provenienti dalla Cina e da altri Paesi dove non vigono accordi di libero scambio entro il 2025. Scadenze che le aziende automobilistiche dicono essere impossibili da rispettare. Ed è certo che la Cina ”rimarrà a guardare mentre gli Stati Uniti faranno fatica a liberarsi dalla dipendenza dal manifatturiero cinese”.

In ogni caso, la valutazione delle incentivazioni per le vetture elettriche previste dal piano è complessivamente positiva perché si rivolge a un settore dove si ha la certezza che le risorse saranno effettivamente utilizzate, a differenza di altri. Tant’è vero che GM e altre Case automobilistiche hanno dichiarato di avere piani ambiziosi per incrementare le vendite di veicoli elettrici. General Motors, per esempio, sta investendo 15,7 miliardi di dollari per convertire gran parte della sua intera flotta all’elettrico e conta sul sostegno del Congresso.

 

 

 

Imprese: nel 2022 rincari di luce e gas oltre 106 miliardi

Sfiora i 106 miliardi di euro – evidenzia lo studio presentato da Paolo Zabeo (Cgia di Mestre) –  il costo aggiuntivo che le imprese italiane subiranno quest’anno a causa dei rincari di energia elettrica e gas. La stima è stata calcolata dall’Ufficio studi CGIA che è giunto a questo risultato ipotizzando, per l’anno in corso, gli stessi consumi registrati nell’anno pre-pandemia, applicando però per l’intero 2022 le tariffe medie di luce e gas sostenute in questi ultimi sei mesi. Una stangata che rischia di provocare una vera debacle  al nostro sistema produttivo. I 106 miliardi di extra costo, tuttavia, potrebbero essere addirittura sottostimati; se dal prossimo autunno la Russia dovesse chiudere ulteriormente le forniture di gas verso l’Europa, è probabile che il prezzo di questa materia prima subirà un’impennata che spingerà il costo medio dell’ultima parte dell’anno ad un livello molto superiore a quello registrato nei primi sei mesi del 2022.

 

Le misure di mitigazione

 

Ancorché insufficienti, va comunque segnalato che il Governo Draghi  ha in parte smorzato l’impennata dei costi energetici. I soldi messi a disposizione per mitigare i rincari nel biennio 2021-22, infatti, ammontano, includendo anche il Decreto Aiuti, a 22,2 miliardi di euro (di cui 16,6 nel 2022). Di questi, 3,2 hanno ristorato le famiglie, 7,5 le imprese e 11,5 sosterranno sia le prime sia le seconde.

 

Il confronto 2022 su 2019

 

Se nel 2019 il costo medio dell’energia elettrica ammontava a 52 euro per MWh, nei primi sei mesi del 2022, invece, si è attestato a 250 euro (+378 per cento).  Pertanto, a fronte di un consumo di 217.334 GWh, il costo totale in capo alle  imprese nel 2019 ha toccato i 35,9 miliardi di euro; quest’anno, invece, la bolletta toccherà i 108,5 miliardi di euro (differenza + 72,6 miliardi). Per il gas, viceversa, se tre anni fa il costo medio era di quasi 16 euro per MWh, nei primi sei mesi del 2022 il prezzo ha sfiorato i 100 euro (+538 per cento). Perciò, a fronte di un consumo medio annuo di 282.814 GWh, nel 2019 le imprese hanno sostenuto un costo medio complessivo pari a 9,5 miliardi di euro, contro i 42,8 miliardi del 2022 (differenza +33,3 miliardi di euro). Ebbene, sommando i 72,6 miliardi di extra costi per la luce e i 33,3 per il gas otteniamo i 105,9 miliardi di costi aggiuntivi che le aziende dovranno farsi carico quest’anno rispetto al 2019 (anno pre-Covid) .

 

Imprese lombarde, emiliano-romagnole e venete le più penalizzate

 

A livello territoriale le realtà che più delle altre subiscono i rincari maggiori sono, ovviamente, quelle dove la concentrazione delle attività imprenditoriali è più elevata. Se, rispetto al 2019,  in Lombardia il costo aggiuntivo per far fronte ai rincari di luce e gas toccherà quest’anno i 24,4 miliardi di euro, in Emilia Romagna sarà di 12,4, in Veneto di 11,8 e in Piemonte di 9,8 miliardi.  Oltre il 63 per cento dell’extra costo totale nazionale di luce e gas è in capo alle aziende del Nord.

 

In 12 mesi luce +220% e gas +274%

 

Nell’ultimo anno gli incrementi di prezzo per le imprese sono stati spaventosi. Quello dell’energia elettrica è aumentato del 220 per cento; infatti, se a giugno 2021 la media mensile del Prezzo Unico nazionale era pari a  84,8 euro per MWh, lo scorso giugno è salito a 271,3 euro. Segnaliamo che a marzo aveva toccato il picco massimo di 308,1 euro. Il prezzo del gas, invece, sempre nell’ultimo anno è cresciuto addirittura del 274 per cento; se nel giugno dell’anno scorso di attestava sui 28,1 euro al MWh, 12 mesi dopo si è attestato a 105,2 euro, anche se  a marzo di quest’anno aveva toccato la punta massima di 128,3 euro. Draghi deve continuare a chiedere all’UE un tetto al prezzo del gas.

Dopo le dimissioni del premier e lo scioglimento delle Camere si andrà al voto il prossimo 25 settembre. Almeno per i prossimi due mesi Draghi, ancorché chiamato a occuparsi degli affari correnti, deve continuare a chiedere a Bruxelles l’introduzione di un tetto al prezzo del gas a livello europeo. Questa rimane l’unica soluzione per calmierare i costi a famiglie e imprese, raffreddando una delle voci che sta alimentando l’impennata dell’inflazione che, sembra, non sia destinata a fermarsi. A rischio ci sono centinaia e centinaia di migliaia di imprese e tantissimi lavoratori autonomi. Ricordiamo che il 70 per cento circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, ovvero non ha né dipendenti né collaboratori familiari e che moltissimi artigiani, piccoli commercianti e partite Iva stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questo ultimo anno dalle bollette di luce e gas.

La prima come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare/raffrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi. E, come abbiamo visto più sopra, nonostante le misure di  mitigazione introdotte dal Governo Draghi, i costi energetici sono esplosi, raggiungendo livelli mai visti nel recente passato. Ovvio che senza un esecutivo con i pieni poteri tutto diventa più difficile. Infatti, dovremo aspettare Bruxelles, per sperare di ottenere il tanto agognato tetto sul prezzo del gas. Obiettivo che, a differenza dell’Italia, Spagna (nell’autunno scorso)  e Francia (a inizio di quest’anno) hanno temporaneamente già introdotto.

 

Settori a rischio chiusura

 

Con aumenti dell’energia elettrica e del gas che nell’ultimo anno sono stati rispettivamente del 220 e del 274 per cento, i settori energivori sono più a rischio degli altri. Per quanto riguarda il consumo del gas, segnaliamo le difficoltà che da mesi stanno colpendo le imprese del vetro, della ceramica,   del cemento, della plastica, della produzione di laterizi, la meccanica pesante, l’alimentazione, la chimica etc. Per quanto concerne l’energia elettrica, invece, rischiano il blackout le acciaierie/fonderie, l’alimentare, il commercio (negozi, botteghe, centri commerciali, etc.), alberghi, bar-ristoranti, altri servizi (cinema, teatri, discoteche, lavanderie, ecc.). 

Concorso italiano: premio a Camerana e Mengozzi (MAUTO)

Concorso Italiano annuncia la consegna del Premio “La Bella Macchina” a Benedetto Camerana e Mariella Mengozzi, presidente e direttore del MAUTO. Il riconoscimento verrà consegnato il 20 agosto a Seaside, in California, in occasione di Concorso Italiano, evento dedicato al mondo dei motori e delle auto del nostro Paese che hanno fatto la storia. Il Presidente dell’evento, Tom McDowell, e Raffaello Porro, co-organizzatore, consegneranno il prestigioso premio ai vertici del MAUTO (Museo Nazionale dell’Automobile) di Torino. “La Bella Macchina” Award viene assegnato alle personalità del mondo dell’automotive che si sono sapute distinguere per le loro iniziative e per aver sempre tenuto alta la tradizione italiana del saper fare nel settore delle quattroruote.

 

Questa la motivazione del conferimento del premio “La Bella Macchina”: “Il MAUTO è il cuore della storia automobilistica italiana da quasi 90 anni, fin dalla sua fondazione nel 1933. Negli ultimi cinque anni, il museo ha goduto di un notevole incremento di attività. Dal 2018 sono state programmate più di 25 mostre, 40 tra eventi e convegni, oltre 20 eventi digitali e numerossime conferenze online iniziati nel 2020 durante la pandemia. Dopo aver raggiunto il record assoluto di 207.000 visitatori nel 2019, la partecipazione del pubblico è diminuita durante il periodo di Covid e dovrebbe tornare agli stessi livelli entro la fine del 2022. Mariella e Benedetto hanno anche gestito una forte crescita del patrimonio museale, ottenendo 12 donazioni d’archivio, 12 donazioni di auto e aumentando costantemente il numero di auto funzionanti che è passato da 5 nel 2018 a 25 entro la fine del 2022; 14 auto restaurate, 7 partnership internazionali e 49 partecipazioni a eventi in tutto il mondo negli ultimi 4 anni completano il quadro. Mariella e Benedetto hanno lavorato sodo, mossi dalla vera passione per l’automobile, per far crescere il museo sotto tutti gli aspetti con ottimi risultati e quindi meritano a pieno questo riconoscimento”.

 

 

Transizione energetica: Ue in regola, si guardi a Cina e India

di Andrea Taschini, manager automotive

La transizione energetica europea è totalmente inutile per impedire il riscaldamento climatico. Ventisette Paesi, escludendo la Germania, emettono il 4,9% lorde delle emissioni mondiali di CO2 il che significa praticamente zero.


La spesa ingente necessaria per decarbonizzaare il continente (198.000 miliardi secondo Bloomberg) è totalmente inutile. Soldi e tempo buttati. Il problema vero e sempre tenuto nascosto, è che Cina e India emettono il 50% del totale mondiale, per di più in forte crescita